Il complesso monumentale del Santo Spirito in Saxia

Il Complesso Monumentale del Santo Spirito in Saxia vanta undici secoli di nobili tradizioni di ospitalità e più di otto secoli di ininterrotta vita ospedaliera a vantaggio dei poveri, degli abbandonati e dei malati. L’area ove esso sorge, anticamente era occupata dalle costruzioni imperiali e da ampi e sontuosi giardini, gli “Horti Agrippinae” di Agrippina Maggiore, che dal Gianicolo si estendevano fino al Tevere, di cui ancora oggi, nei locali sottostanti la Corsia Sistina, sono visibili resti di muri ad opus reticulatum, pavimenti in mosaico, frammenti di marmi scolpiti e resti di affreschi. In questa regione qualche secolo dopo la caduta dell’Impero Romano, intorno al 727 d. C., i lontani popoli redenti dal cristianesimo, crearono la propria casa-ospizio e il re dei Sassoni INA istituì la “Schola Saxonum” (da cui deriva la parola “Sassia”), quale centro di accoglienza per i propri connazionali che giungevano in pellegrinaggio a Roma presso la tomba dell’apostolo Pietro.

Successivamente, nel 1198, Papa Innocenzo III affidò a Marchionne D’Arezzo il compito di ricostruire il Complesso dopo che incendi e saccheggi determinarono la rovina delle precedenti edificazioni, affidandone la gestione a Guido De Montpellier, cavaliere e fondatore dell’Ordine Ospitaliero del Santo Spirito. Insieme sancirono lo scopo dell’istituzione dettando “regole” che diedero vita ad un modello esemplare per altre simili organizzazioni che vennero a formarsi nel corso degli anni. In seguito Papa Eugenio IV e Papa Sisto IV insieme alla Confraternita del Santo Spirito istituita precedentemente, elargirono doni , privilegi e rinvigorirono la funzione assistenziale legata al centro caritatevole.
Sisto IV negli anni tra il 1471 e il 1478 ebbe cura di far ristrutturare l’ospedale, avvalendosi dei prestigiosi interventi dell’architetto Baccio Pontelli e dello scultore Andrea Bregno.

Il rinnovato ospedale assunse un significato sociale essendo costruito in prossimità della tomba petrina, con affaccio sul Tevere, garantendo soprattutto assistenza ai pellegrini.
L’ospedale sistino, di estrema eccezionalità visiva sul panorama urbano dovuto al progetto dell’architetto Baccio Pontelli, era costituito da una lunga corsia, interrotta al centro da un ampio spazio sormontato da un tiburio ottagonale e sotto cui si ergeva un altare attribuito al Palladio corredato di una pala di Carlo Maratti .

In seguito la struttura che prenderà il nome di Corsia Sistina, fu impreziosita da un un ciclo di affreschi, commissionati dallo stesso pontefice, aventi lo scopo di narrare la storia dell’antico ospedale innocenziano, la rifondazione sistina e momenti significativi della sua stessa vita. Gli stessi possono essere considerati il primo esempio di pittura murale storica a Roma, eseguiti sotto il cardinale Giuliano della Rovere, nipote del papa e di Bartolomeo Platina, bibliotecario della Vaticana. Sisto IV fece anche costruire, posteriormente alla Corsia Sistina e contemporaneamente all’Ospedale, due edifici per i religiosi al servizio dell’Istituto: uno per i frati e uno per le suore. Entrambe le costruzioni, che avevano in comune il refettorio e la cucina, si articolano intorno ad un chiostro rettangolare incorniciato da un doppio loggiato ad arcate poggianti su colonne ioniche; Il Chiostro delle Monache e il Chiostro dei Frati. Il chiostro delle Monache, fu ideato presumibilmente da un architetto appartenente alla cerchia di Baccio Pontelli per ospitare i nobili e le balie.

Durante il pontificato di Pio V, negli anni compresi tra il 1566 e 1572, il complesso fu ulteriormente ampliato con la costruzione del “Palazzo del Commendatore” voluto da Bernardino Cirillo il primo commendatore del Santo Spirito, ad opera dell’architetto Giovanni Lippi detto Nanni di Baccio Bigio.

Il Palazzo si sviluppa attorno ad un elegante cortile con duplice loggiato ornato dalla fontana costruita sotto il pontificato di Paolo V per il Palazzo Vaticano, donata da Alessandro VII al Santo Spirito.
Sopra l’arco centrale del portico, si eleva l’Orologio settecentesco a sei ore voluto dal commendatore Ludovico Gazzoli. Al piano terra sono presenti ampie sale tra cui l’antica “Spezieria” e l’Accademia Lancisiana, mentre al piano superiore, nell’appartamento fastoso dei commendatori, all’interno del “Salone del Commendatore” affreschi del XVI secolo, raffigurano episodi della fondazione dell’ospedale e l’investitura del commendatore e committente Teseo Aldovrandi.

Sull’elegante loggiato decorato con fregio pittorico di scuola salernitana, del XVI secolo, si affaccia la Biblioteca Lancisiana, fondata da Giovanni Maria Lancisi, archiatra pontificio, nel 1714. La biblioteca arredata con armari progettati dall’architetto Tommaso Mattei, conserva preziosi manoscritti, incunaboli, cinquecentine e due globi del Coronelli. Interessante è il “Liber Fraternitatis Sanctis Spiritus in Saxia de Urbe”, che è una raccolta di migliaia di firme autografe di Papi, Re, nobili e popolani di tutto il mondo cristiano che entravano a far parte della Confraternita Ospitaliera di Santo Spirito, divenendo benefattori a vita dell’Ospedale.

Il Complesso si sviluppò ulteriormente sotto il pontificato di Alessandro VII, nella zona perpendicolare alla Corsia Sistina con la Sala ospedaliera Alessandrina, oggi adibita a sede del Museo dell’Arte Sanitaria, inaugurato nel 1933, ideato dai professori Pietro Capparoni e Giovanni Carbonelli con il contributo del generale Mariano Borgatti ed altri Enti (compreso l’ex Pio Istituto di Santo Spirito e Ospedali riuniti di Roma, attuale ASL ROMA 1) i quali donarono le loro collezioni aggiungendole al fondo dell’antico Museo Anatomico fondato da Giovanni Flajani . Il museo conserva la Custodia della Macina della corteccia di china, i mobili dell’Aula di insegnamento di Giovanni Maria Lancisi, le cere settecentesche e i preparati anatomo- patologici del Flaiani, che costituivano l’antico museo del Santo Spirito, la ricostruzione di una Farmacia del secolo XVII e il suo “Laboratorio alchemico”, oltre a strumentario medico-chirurgico e ostetrico. Il Museo comprende anche una Biblioteca con volumi che risalgono al periodo compreso tra il XVI e il XX secolo oltre a ciquecentine tra le quali alcuni testi di Aldo Manuzio, ricettari e manoscritti del XVIII e del XIX secolo, oltre a incisioni e tavole anatomiche.

All’inizio del XX secolo fu demolita parte dell’antico edificio ospedaliero per la sistemazione del Ponte Vittorio e dei muraglioni del Tevere. Il prospetto orientale, venne ricostruito come lo fece edificare Sisto IV.

Su progetto dei fratelli Gaspare e Luigi Lenzi, nel 1929, l’Ospedale S. Spirito venne ulteriormente ampliato con la costruzione dell’attuale edificio moderno che si sviluppa sull’area di fronte il Lungotevere fino alla porta S. Spirito.

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